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Riflessi dell’uso di internet  nel periodo adolescenziale

Sommario

1 – Caratteristiche generali del periodo adolescenziale in relazione alla psicopatologia

2 – Ruolo della famiglia dell’adolescente

3 –  Il mondo virtuale e la percezione del proprio corpo nell’adolescente

4- Le relazioni interpersonali mediate dal web

5- La dissociazione come conseguenza dell’uso di internet negli adolescenti

6 – Legame tra i disturbi dell’attenzione e fenomeni dissociativi nell’uso di internet

1 – Caratteristiche generali del periodo adolescenziale in relazione alla psicopatologia.

La psicopatologia è la disciplina che studia i disturbi e le malattie mentali, i comportamenti definiti patologici e la sofferenza mentale che possono afferire alle diverse funzioni della mente: coscienza, attenzione, memoria, percezione, pensiero e affettività. Essendo i disturbi psichici in adolescenza fortemente caratterizzati da elementi evolutivi, e cioè dalle caratteristiche psicologiche specifiche di questa fase, la comprensione delle difficoltà psicologiche dell’adolescente non può prescindere dal considerare questa dimensione.  L’adolescente si trova davanti a sé determinati compiti di sviluppo la cui risoluzione  conduce al successo nell’affrontare i compiti successivi, mentre un loro fallimento conduce all’infelicità. In particolare  alcuni dei principali compiti che devono essere affrontati in adolescenza sono:

  • instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei di entrambi i sessi;
  • acquisire un ruolo sociale maschile o femminile;
  • accettare il proprio corpo e usarlo in modo efficace;
  • conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti;

Dal punto di vista emotivo l’adolescente deve affinare la propria capacità di gestire le emozioni in modo sempre più raffinato ed efficace. La trattazione dei disturbi mentali in adolescenza debbono  tenere necessariamente conto del fatto che:

  • l’adolescente è un essere in via di sviluppo fisico e psichico, pertanto ogni sintomo psicopatologico deve essere considerato all’interno di un processo maturativo;
  • l’organizzazione e il funzionamento dell’apparato psichico in questa età vanno rapportati alla situazione relazionale e affettiva della famiglia e del contesto di vita;

La maggioranza dei comportamenti devianti in adolescenza si caratterizzano per un elevato grado di impulsività e mancanza di responsabilità. E’ importante operare una distinzione tra la fisiologica tendenza alla trasgressione in adolescenza e i comportamenti più propriamente devianti che arrestano e ostacolano un armonico sviluppo psicologico. I diversi comportamenti devianti, quali il mentire, il rubare, l’aggredire, il distruggere, lo spacciare e infine i reati di gruppo devono essere letti e recuperati nel loro significato sociale (norme condivise da un gruppo e da un contesto antisociale), ma anche soggettivo, mettendo in risalto la mediazione costante tra realtà esterna ed interna, tenendo conto della storia personale dell’adolescente e della qualità dei suoi legami affettivi originari. Capita spesso che durante l’adolescenza venga messo in atto un comportamento deviante, spesso temporaneo, che denuncia la transizione che il soggetto sta vivendo, l’adolescenza è una fase evolutiva in cui il rischio di emersione di aspetti psicopatologici della personalità e di mettere in atto comportamenti devianti fino al punto di diventare antisociali, è particolarmente elevato.

2- Ruolo della famiglia dell’adolescente

La radicale trasformazione avvenuta nella società occidentale a partire dall’ultimo dopoguerra rispetto alla percezione dell’autorità in ambito sociale e familiare ha favorito il passaggio da una concezione di autorità  che non poteva essere messa in discussione, all’idea che l’autorità debba in qualche modo giustificare “se stessa” e che non esistano valori o ideali indiscutibili e accettati da chiunque per definizione. Questo ha sottratto alle figure genitoriali una parte della loro credibilità e le ha poste di fronte alla necessità di operare scelte educative in maniera più consapevole. Se prima era possibile per un genitore fare riferimento a una serie di valori tramandati tradizionalmente da proporre ai propri figli, fidando anche sulla pressione sociale che li appoggiava e sul fatto che la figura stessa del genitore era considerata un valore a prescindere dal messaggio che trasmetteva, oggi i genitori si trovano a dover giustificare le loro scelte e a guadagnarsi sul campo l’autorevolezza che compete a un educatore. Questo processo è reso ancora più intenso per via della comunicazione digitale che, aumentando la possibilità dei singoli di mettersi in comunicazione tra di loro, fuori da censure e controlli, consente una circolazione più ampia di idee controcorrente, che in passato sarebbero state meno accessibili. La coppia genitoriale quindi, specialmente la figura del padre, non è più vissuta come figura di riferimento. Il reperimento di un’autorità credibile però è necessaria perché permette all’adolescente da una parte di costruirsi uno spazio proprio e quindi di porre una distanza per iniziare a fare esperienza, dall’altra questo processo è reso possibile dall’esistenza di limiti e regole che circoscrivono un campo delimitato di azione, con cui è possibile confrontarsi per sperimentare nuove situazioni con minore incertezza. Ogni adolescente sano si scaglia contro le regole, ignorando quanto l’esistenza delle regole stesse sia funzionale alla crescita e all’acquisizione di un’indentità personale capace di contenere e di essere contenuta. Per tale motivo il decremento di autorità nelle figure genitoriali in atto non ha generato tra i giovani un senso di maggiore libertà, ma, al contrario, la frustrazione di sentirsi privi di strumenti adeguati per esprimere e costruire questa libertà. La famiglia odierna quindi non può più contare sul supporto di una cultura che tendeva a rafforzare l’autorità lasciando ai genitori la responsabilità di stabilire regole e limiti e a indirizzare i propri figli, muovendosi in un mondo sconosciuto, creando un ampio senso di impotenza.

3 – Il mondo virtuale e la percezione del proprio corpo nell’adolescente

Il mondo virtuale fornisce all’adolescente, una serie di risorse e possibilità di espressione che nella vita di tutti i giorni sarebbe troppo faticoso sperimentare. Di fatto il mondo virtuale mediato dal web consente relazioni parziali, cioè relazioni che non coinvolgono la persona nella sua interezza, ma soltanto determinati canali sensoriali, a discapito di altri. Di conseguenza l’espressione di certi aspetti sarà favorita, rispetto al bisogno di nascondere ciò che non è possibile presentare. Tutto questo diventa utile soprattutto in quei casi in cui un adolescente, per vari motivi, non riesca a fronteggiare il confronto diretto con l’altro. In tutti questi casi l’utilizzo di uno schermo digitale si configura come un possibile mezzo d’aiuto per riuscire a contattare l’altro in maniera  protetta. Di fatto il corpo media e parallelamente genera emozioni e questo  non è qualcosa di secondario rispetto all’emotività ma piuttosto un attore partecipe e attivo negli scambi con l’altro.  Nelle relazioni digitali  molto di quella parte di emotività che è mediata dal corpo viene persa, così come molti aspetti che riguardano la reciprocità. È comprensibile dunque come l’uso del virtuale possa rispondere a una vasta gamma di esigenze interne dal timore del contatto con l’altro e il bisogno di isolamento, alla possibilità di sperimentare in maniera protetta aspetti insostenibili del mondo reale. In particolar modo nell’adolescenza il virtuale offre possibilità di espressione di aspetti nuovi e difficili da gestire.  Se il corpo di un adolescente  veicola limitatezza, senso di inadeguatezza e perdita di una perfezione originaria  allora “forse” il web potrebbe offrire la possibilità di contrastare tutto questo. Non a caso le immagini  che ciascuno veicola nel web mettono in risalto tutte le qualità che fanno apparire migliore  secondo i propri stereotipi personali. Tutto questo è in sintonia proprio con quell’ideale di perfezione con il quale l’adolescente è costretto a fare i conti. Nel web è possibile esprimere di sé ciò che ciascuno di noi reputa accettabile, tralasciando addirittura negando quello che si ripudia con il quale non si riesce a convivere. Il corpo, spesso mal vissuto ripudiato dell’adolescente,  trova una collocazione ideale nel web, dove con estrema facilità può essere adattato alle esigenze del momento. In rete il corpo può scomparire nei suoi tratti più vicini alla realtà e magari riproporsi con caratteristiche fantastiche come accade nei giochi di ruolo. Da queste dinamiche nascono sui social- network le esposizioni grandiose di foto personali, feste e amici bellissimi. È chiaro che quanto più il corpo viene trasformato, tanto più massiccia e l’entità del conflitto, che dunque può collocarsi al livello più evoluto coinvolgendo solo alcuni aspetti della personalità o a un livello più profondo,  fino a creare un avere propria frattura con la realtà. In generale l’entità della trasformazione degli aspetti che vengono rifiutati, se non addirittura rinnegati, è quindi commisurata all’entità del disagio che tali aspetti riescono a generare nell’individuo che li rifiuta; questi vengono percepiti come qualcosa di pericoloso e destrutturante, perché ogni aspetto che viene rinnegato tende a riproporsi in chiave persecutoria complicando le possibilità di risoluzione.

4- Le relazioni interpersonali mediate dal web

Attraverso internet chi fa fatica a comunicare con chi è più prossimo  rischia di avere esclusivamente  relazioni virtuali. La presenza di uno schermo permette di modulare gli input che inviamo e riceviamo, questo ha una funzione protettiva per quelle persone che fanno fatica a gestire un eccessivo carico di emozioni  che scaturiscono o potrebbero scaturire in una relazione “face to face”. L’elemento centrale in queste condizioni è l’incompletezza del confronto con l’altro, o meglio la parzialità delle relazioni da cui si esclude la corporeità. Il corpo rappresentato nei social network a volte  viene mistificato, tralasciando gli aspetti meno grandiosi, quelli che lasciano trasparire i limiti che qualsiasi adolescente teme. Lo scopo è quello di non ledere l’idealizzazione di sé stesso, cioè lasciare fuori dalla relazione i tratti legati alla fragilità e all’idea di non farcela rispetto al proprio gruppo di pari. D’altra parte però il bisogno di essere rispecchiati è di fondamentale importanza, esprimere sé stessi e non trovare qualcuno in grado di cogliere e restituirci ciò che di noi volevamo veicolare ci lascia a metà, con un sentimento di incompletezza e precarietà che necessita di trovare quiete. La rete cerca di fornire la possibilità di esprimere di sé quegli aspetti che in altro modo nel mondo reale non trovano un sufficiente spazio, ma il web non riesce a svolgere questo compito completamente. Ciò che viene a mancare è la presenza di un ricevitore attivo che possa rimandare una rielaborazione di ciò che ha acquisito. Questo determina in quell’utente alla ricerca di sé stesso, un meccanismo di cortocircuito e quando ciò accade la psicopatologia potrebbe emergere. Lasciare fuori di sé aspetti anche importanti può avvenire per una sorta di critica interna a quegli aspetti o per una totale assenza di consapevolezza degli stessi. La presenza di un conflitto sottolinea ancora la presenza di un legame con l’interezza dell’essere, ma se il conflitto è bandito si assiste alla dissociazione di intere parti che, non potendo essere integrate, cominciano a vivere di vita propria, come se non fossero un’unità. Come ben sottolinea (GADDINI) nei suoi scritti “alle indebite frustrazioni dei bisogni potrebbero essere addebitabile la psicopatologia più seria: la psicosi, la depressione, l’anoressia, la bulimia, i quadri più o meno gravi di alterazioni dell’identità”.  

5- La dissociazione come conseguenza dell’uso di internet negli adolescenti

Nella patologia dissociativa la dissociazione è una difesa che si origina quando esiste una situazione insopportabile che non consente compromessi accettabili con il mondo esterno. A tutti gli stadi dello sviluppo la maturità del “sé psicologico” rappresenta il fattore critico nel determinare la capacità individuale di adattarsi alle sfide evolutive interne ed esterne.  L’individuo ha bisogno  di raggiungere una prospettiva comprensiva e integrata, dove i sentimenti procurati dagli eventi sono concepiti come rappresentazioni mentali che sono reali e allo stesso tempo non reali. Ciò permette al soggetto di trovare una prospettiva flessibile e, di interagire con la realtà alla ricerca di un modo più confortevole di vivere con essa, grazie alla creatività. Per alcune persone essere reali nel mondo reale coincide con un’esperienza di sé  troppo dolorosa.  Quando un individuo non è stato messo adeguatamente nella condizione di giocare con la realtà avrà bisogno di creare inconsapevolmente stati alterati di coscienza, ovvero stati dissociativi,  la cui matrice ha lo scopo di annullare le percezioni relative alla realtà ordinaria.  Le reiterazioni di questi “stati” a  scopo difensivo,  possono con il tempo costruire la dinamica di base della dipendenza patologica fino a configurare i modelli compulsivi di forme comportamentali dissociative. Per questo motivo le vere dipendenze patologiche non sono mai il frutto di una scelta consapevole o una semplice ricerca del piacere, ma piuttosto esperienze dissociative transitorie che permettono al soggetto di uscire temporaneamente dalla sua realtà allo scopo di risolvere una condizione di disagio persistente, divenuta insopportabile. Attraverso la sensorialità derivante da un’alterazione dello stato di coscienza, il soggetto riesce a mantenere un livello sufficiente di autostima, un’immagine con cura di sé e una certa sicurezza nelle situazioni sociali, ma sempre sotto un incombente sentimento di precarietà che in parte è stato rimosso. La dissociazione non è intrinsicamente patologica poiché la psiche non nasce come un tutto integrato, che in seguito, come esito di un processo patologico, si scinde o si frammenta, ma al contrario, fin dall’origine non è unitaria e si struttura attraverso la molteplicità delle sue configurazioni, che con la maturazione sviluppano una coerenza e una continuità vissute come un senso coeso di identità. Bisogna quindi sempre distinguere tra dissociazione come risultato di relazioni traumatiche e dissociazione come processo strutturale e strumentale della mente.

6- Legame tra i disturbi dell’attenzione e fenomeni dissociativi nell’uso di internet

La ricerca su internet correlata ai processi attentivi ha avuto un notevole sviluppo sia in funzione dello studio delle potenzialità di apprendimento che la rete sembra aprire, sia in funzione dei rischi che tale tecnologia potrebbe portare in termini di diminuzione delle capacità attentive e della concentrazione, con maggiore distraibilità. La condizione normale del cervello umano, come quella dei cervelli della maggior parte degli animali, è la distrazione, si è naturalmente portati a spostare lo sguardo e la nostra attenzione in perlustrazione dell’ambiente, alla ricerca di segnali significativi di cambiamento e, proprio per questo, stimoli ripetuti privi di alterazioni entrano a far parte dello sfondo della nostra percezione, finendo per essere ignorati. Attraverso il suo modo di funzionare e le sue richieste, internet fornisce un tipo di allenamento che si avvicina molto più alla distrazione che alla concentrazione. Le sue caratteristiche in termini di stimolazione sensoriale, in particolare la velocità, appaiono in sintonia con il nostro modo di funzionare predisposto alla distrazione. In rete sembra venir meno quell’immersione totale nel testo che i libri tipicamente stimolano, quello stato mentale che caratterizza la lettura assorta e che crea un forte rapporto tra lettore e libro. La lettura in senso classico facilità la capacità di prestare attenzione in modo continuativo e tale sforzo, che va allenato, ed è alla base della capacità riflessiva di elaborazione. I libri agevolano una forma di concentrazione nel tempo e di assorbimento nel testo di tipo lineare, che favorisce la capacità di prestare attenzione a un’unica cosa con la necessaria continuità. Dal punto di vista dell’attenzione la rete catalizza il nostro interesse e, al tempo stesso lo disperde. Siamo concetrati sullo schermo, ma distratti dagli stimoli continui che si succedono al suo interno. L’assorbimento che accompagna l’uso di internet sembra avere caratteristiche diverse dalla lettura concentrata, perché assomiglia a una distrazione costante più che a una concentrazione continua e questo probabilmente è uno dei motivi per cui una connessione prolungata può favorire alcune forme di dissociazione mentale.

Bibliografia

Pani R., Biolcati R., Sagliaschi S., Psicologia clinica e Psicopatologia per l’educazione e la formazione, Il Mulino 2019.

Tonioni F., Psicopatologia web-mediata, dipendenze da internet e nuovi fenomeni dissociativi, Springer 2013.

Segal H., Introduzione all’opera di Melanie Klein, G. Martinelli Editore, Firenze 1968;

Gaddini E., Scritti, 1953 – 1985, Raffaello Cortina Editore;