Categorie
Approfondimenti di Psicologia

LA DISSONANZA COGNITIVA

La Teoria della dissonanza cognitiva di LEON FESTINGER (1957) sostiene che i nostri atteggiamenti cambiano perché siamo motivati a mantenere una COERENZA tra il nostro modo di pensare, sentire, agire. Essa presume che noi sentiamo una tensione, uno stato spiacevole o una mancanza di armonia “DISSONANZA” quando due pensieri o credenze o atteggiamenti o stati di consapevolezza del nostro comportamento (cognizioni, informazioni), simultaneamente accessibili, sono psicologicamente incoerenti, come quando si decide di dire o di fare qualcosa ma si hanno sentimenti contrastanti. La teoria della dissonanza cognitiva si riferisce per lo più alla discrepanza tra ATTEGGIAMENTI e COMPORTAMENTI. Non potendo tollerare questo stato di tensione, le persone cercano di ridurla e di riportare in armonia, ossia a una condizione di coerenza, atteggiamenti e comportamenti. Festinger sosteneva che per ridurre questa spiacevole tensione, spesso modifichiamo il nostro atteggiamento. Così se percepiamo dell’incoerenza, magari dell’ipocrisia, sentiamo una pressione al cambiamento.

La teoria della dissonanza cognitiva offre una spiegazione per l’autopersuasione  i cosiddetti “confirmation BIAS”, e consente di formulare alcune ipotesi sorprendenti.

La teoria della dissonanza cognitiva, quindi, afferma che in presenza dello spiacevole stato di tensione derivante dalla consapevolezza dell’incoerenza tra comportamenti e atteggiamenti, solitamente, mutiamo gli atteggiamenti. Perché, nonostante la nota tendenza al conservatorismo cognitivo che caratterizza l’essere umano cambiamo gli atteggiamenti e non i nostri comportamenti? Fondamentalmente per due ragioni:

  • il comportamento è già stato condotto a termine;
  • per il principio del minimo sforzo è meno faticoso mutare atteggiamento che non comportamento;

A parere di Festinger l’incoerenza da sola è capace di sostenere la dissonanza, ma studiosi come Joes Cooper e Russel Fazio (1984), hanno messo in evidenza che il processo è più complesso e lo hanno tradotto in fasi:

  1. la persona avverte il comportamento come incoerente con i propri atteggiamenti e la discrepanza tra comportamento e atteggiamento deve produrre conseguenze negative indesiderate;
  2. la persona deve assumersi la responsabilità personale del comportamento, responsabilità che fa riferimento a due dimensioni:
    1. libertà della scelta, se le persone credono di non avere scelta per i comportamenti agiti non si genera dissonanza;
    2. prevedibilità delle conseguenze dei comportamenti assunti, se l’esito di un comportamento non può realisticamente essere anticipato, non sorge alcuna dissonanza né si verifica alcun mutamento degli atteggiamenti;
  3. La persona deve sperimentare attivazione fisiologica, come già Festinger aveva sostenuto: la dissonanza viene percepita come uno sgradevole stato di tensione, di disagio.
  4. La persona deve attribuire l’azione fisiologica al comportamento agito: non è sufficiente avvertire una tensione, la tensione deve essere ricondotta alla discrepanza tra atteggiamento e comportamento.

La strategie per ridurre la dissonanza possono essere così riassunte:

  1. ridurre l’importanza di uno degli elementi dissonanti;
  2. aggiungere elementi cognitivi consonanti;
  3. modificare l’atteggiamento;

Tratto da: Manuale di psicologia sociale – Mcgrawill