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Approfondimenti di Psicologia

Il COPING

Il concetto di COPING si riferisce al modo in cui le persone rispondono e fronteggiano situazioni avverse e sfidanti. Il termine “coping” tipicamente associato al concetto di stress, deriva dall’inglese “to cope with” e significa fronteggiare, reagire, resistere, gestire. La più nota formulazione teorica sul coping e  quella proposta da LAZARUS (1974), poi rielaborata da FOLKMAN nel 1984. Secondo Lazarus il coping consiste negli “sforzi cognitivi e comportamentali per gestire specifiche richieste esterne o interne (e conflitti tra di esse) che sono giudicate gravose o superiori alle risorse personali. Sono tre gli aspetti chiave di questa definizione:

  1. Il coping è legato al contesto piuttosto che essere guidato da caratteristiche  stabili di personalità;
  2. Le strategie di coping sono definite dallo sforzo di gestione intenzionale, che rende conto di quasi tutto ciò che un individuo fa nel corso delle proprie transazioni con l’ambiente. Di conseguenza, il coping non deve essere un atto portato a termine con successo ma un tentativo di far fronte al problema: l’attenzione è sul tentativo (che può consistere in atti comportamentali o cognizioni) piuttosto che sulla positività dell’esito.
  3. Il coping è considerato un processo che cambia nel tempo al variare di una particolare situazione. A monte di un’azione di coping vi è una valutazione della situazione e le conseguenze degli sforzi di coping rappresentano una nuova strategia da rivalutare per applicare ancora una volta le risorse di coping.

La teoria di Lazarus sul coping è a sua volta basata su due cornici teoriche. La prima, la teoria fenomenologico-cognitiva, anche denominata teoria transazionale-cognitiva (Tennen e Herzberger, 1985), è basata sull’assunto che l’individuo percepisce il mondo in modo unico e le sue percezioni costituiscono il campo fenomenico. L’ individuo reagisce all’ambiente a seconda di come lo percepisce. Nella fenomenologia i “dati oggettivi” non esistono ma dalla complessa gamma dei comportamenti umani è possibile ottenere informazioni che sono attendibili, significative e teoricamente rilevanti. E’ possibile registrare in modo sistematico e affidabile, sia le percezioni dell’ambiente da parte dell’individuo, che vanno a costruire il campo fenomenico (il problema), sia le reazioni a quell’ambiente (coping).

Il secondo fondamento teorico del lavoro di LAZARUS è il modello di interazione ambiente di KURT LEWIN (1936), secondo cui la persona e l’ambiente sono in uno stato dinamico costante di azioni e reazioni: ciò che una persona fa esercita un impatto sull’ambiente che, a sua volta esercita un impatto sull’individuo.

Uno dei primi a proporre questa visione è stato DEWEY, che già nel 1896 rilevava che uno stimolo è determinato dalla risposta nella stessa misura in cui la risposta lo è dalla stimolo. Questo approccio teorico è stato adottato da Lewin e, in anni più recenti da Lazarus.

LEWIN è stato considerato il fondatore della tradizione cognitiva (Nisbett e Ross, 1980). Essenzialmente, la formula  lewiniana stabilisce che il conportamento (C), è funzione (f) della persona (P) e dell’ambiente (A), cioè C = f (P, A). L’importanza dell’interazione persona-ambiente viene sostenuta da Cronbach (1957,1967), Hunt (1975) e Lewin (1935,1936), anche se in tempi più recenti è l’ambiente “PERCEPITO” ad essere considerato importante. La formula può essere pertanto rappresentata in modo più esteso come C = f ( P + S + Sp) dove C sta per coping, S per determinante situazionale e Sp per situazione percepita.  In questa formula entrambe le determinanti, situazione e persona, insieme alla percezione e alla valutazione della situazione (spesso basata sull’esperienza), si combinano come componenti critiche che determinano il coping.

La cornice “FENOMENOLOGICO-COGNITIVA” e  il modello di interazione persona “PERSONA-AMBIENTE” costituiscono la base teorica di gran parte della ricerca sul coping.

Lazarus e Folkman (1984) sostengono che lo stress fa riferimento alla fluida, costantemente mutevole relazione bidirezionale tra la persona e l’ambiente e, in quanto tale, è considerato una componente ordinaria del vivere quotidiano.

Secondo questo modello, lo stress viene considerato non come stimolo né come risposta, ma come un insieme di processi che comportano interazioni e adattamenti, chiamati “transazioni”, tra la persona e l’ambiente. La persona è vista come agente attivo, in grado di influenzare l’impatto degli eventi stressanti (stressors) mediante strategie emotive, cognitive, comportamentali.

Secondo Lazarus, vie è stress quando la persona si rende conto della discrepanza tra le richieste della situazione in cui si trova inserita e le risorse che ha a disposizione per farvi fronte. Non è importante in sé l’ampiezza delle richieste nel determinare l’esperienza di stress, in quanto vi sono delle differenza individuali significative nello stress sperimentato da persone nella stessa situazione, a causa delle differenze nelle abilità di coping.

Lazarus condivide con i terapisti cognitivo-comportamentali l’interesse per gli aspetti intra-individuali del comportamento piuttosto che per quelli interindividuali, o normativi, e infatti, nel suo lavoro, l’enfasi è posta sullo studio di uno stesso individuo nel tempo o in differenti situazioni.

Il modello di Lazarus pone l’enfasi sulla valutazione cognitiva come componente intrinseca del processo di coping. Il concetto di valutazione è centrale in questa formulazione teorica poiché una è parte importante del processo di coping e ha potere esplicativo. Essa è ciò che una persona fa per valutare se una particolare situazione è rilevante per il proprio benessere. In ogni singola situazione si ritiene abbiano luogo due forme di valutazione:

  • la valutazione primaria: in cui ci si chiede quali sono i benefici potenziali;
  • la valutazione secondaria: in cui solitamente la persona considera cosa può eventualmente fare per affrontare il pericolo, quali risorse può usare per migliorare la probabilità di ottenere un vantaggio.

Lazarus sottolinea il ruolo centrale delle cognizioni nelle risposte emozionali, affermando che quando si vivono le situazioni come problemi, è il significato che si dà alla transazione e il fatto di valutare la situazione come minacciosa, dannosa o stimolante che può influire sul tipo di emozione che ne deriva e sulla reazione di coping (percezione della situazione).

IL Modello di BARBARA DOHRENWEND

Il modello in questione  è basato sul concetto di Stress-Psicosociale, perciò ogni evento stressante  dà luogo a reazioni di varia natura (fisiologiche, emozionali, comportamentali, etc.) abitualmente transitorie. Ciò che segue dipende dalla combinazione di numerosi fattori e dall’azione di:

  • MEDIATORI PSICOLOGICI: livello di istruzione, capacità di socializzazione, sistema valoriale, caratteristiche psicologiche, locus of control, grado di empowerment, abilità di coping. Tutti questi elementi influenzano il processo di attribuzione di SIGNIFICATO agli eventi, il peso emotivo che attribuiscono ad essi, l’atteggiamento passivo o proattivo, la capacità di percepire e utilizzare fonti di sostegno presenti nel proprio “campo psicologico”.
  • MEDIATORI SITUAZIONALI: sono la fase del ciclo di vita  in cui ci si trova, a seconda della quale gli eventi assumono diverso rilievo, le caratteristiche della rete sociale;

Gli episodi di vita stressanti possono essere causati da eventi ambientali e situazionali, oppure da caratteristiche psicologiche della persona coinvolta nell’evento. Le forme di reazione allo stress hanno tutte in comune il fatto di essere transitorie e ad esse possono seguire tre possibili esiti:

  1. Crescita Psicologica;
  2. Nessun cambiamento psicologico;
  3. Psicopatologia;